internet_web_browserfacebookKayak 2Il termine canoismo è usato principalmente nei Paesi anglosassoni, dove con esso si intende una categoria che include le più svariate tipologie di canoe, kayak, piroghe, ecc. (oggi anche Canottaggio, Rafting, ecc.); abbiamo deciso di utilizzare questo termine per essere coerenti con gli scopi del GRG, in cui si studiano categorie che includono diversi settori, come a esempio abbiamo deciso di utilizzare il generico termine di Arti Marziali che include un certo numero di discipline (Kung Fu, Kali, Silat, ecc.), per sottolineare che lo scopo dell’Istituto è quello della versatilità e della specializzazione allo stesso tempo.

Il termine Canoa deriva dal caraibico Canaoa, “Tronco d’albero scavato”, manufatto che si presenta, nella sua accezione più generale, come una piccola imbarcazione affusolata, di forma allungata, sospinta da uno o più remi particolari, le pagaie, privi di punto d’appoggio (scalmi) sui bordi.

E’ opinione comune degli storici che essa non abbia avuto origine in un luogo preciso, ma usata da tempo immemore da tutte le civiltà e con  il medesimo scopo: la sopravvivenza; dagli esquimesi ai lapponi, dagli irochesi agli indios dei Carabi, dall’Oriente all’Africa.

Ottenuta da un tronco scavato o da un telaio ricoperto da cortecce d’albero o da pelli di animale, è da sempre sinonimo di primitivo e di primordiale; dovrebbe, in realtà, essere associata all’idea dei primi insediamenti stabili lungo fiumi, attorno a laghi, all’interno di lagune e arcipelaghi.

Studiare la Canoa è un affascinante viaggio a ritroso nel tempo, fino al momento in cui l’Uomo, stanco di sempre continue migrazioni, si ferma e dà inizio a insediamenti stabili; gli ultimi ritrovamenti archeologici ci offrono un quadro evolutivo di questa imbarcazione più complesso, evidenziando come essa sia stata usata da molti popoli anche in età storiche.

Considerando che la sua progettazione e costruzione richiede un grado di complessità maggiore rispetto a una semplice zattera, è possibile collocarne lo sviluppo in un arco di tempo successivo; superando, così, l’idea a essa associata, di imbarcazione preistorica o protostorica.

“E’ probabile che in origine la Canoa sia stata un tronco d’albero alla deriva, trasportato dalla corrente e che, dopo averlo usato così com’era, l’Uomo abbia deciso di dargli una forma per utilizzarlo meglio e renderlo più manovrabile”

Kayak 1La differenza tra i diversi tipi di Canoe delle differenti civiltà dipende, probabilmente, dall’adattamento alle condizioni fisico-ambientali dei singoli luoghi geografici: l’uso dei materiali sarà dipeso dalle risorse ambientali, mentre la forma sembra dipendere dalle condizioni di navigazione, dalla forza delle correnti, dalle caratteristiche e dimensioni dei corsi d’acqua del luogo d’origine; naturalmente anche la capacità di trasformare i materiali necessari alla costruzione e, più in generale, il livello culturale e tecnologico delle singole comunità ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo ed evoluzione della Canoa.

In Italia sono state rinvenute nella zona del Po, piroghe, probabilmente etrusche, ricavate da tronchi d’alberi scavati; mentre in Sardegna esistevano delle canoe, fassonis, costruite con fasci d’erba palustre, dalla prua e poppa tronche per spostarsi, con delle pertiche, su acquitrini e stagni; gli antichi egizi navigavano sul Nilo con canoe realizzate con fusti di papiro legati a fascio; in Perù e in Bolivia popoli rivieraschi del Lago Titicaca adottavano canoe costruite con fasci di giunco.

L’originaria esigenza di consentire gli spostamenti, il trasporto o l’attività venatoria su laghi, fiumi e brevi tratti di mare oggi non è più primaria, sostituita da un utilizzo sportivo e ricreativo; tra le tante tipologie, la Canoa canadese e il Kayak sono quelle che sono “scelte” a questo scopo e, oggi, realizzate in materiali moderni: plastica, vetroresina, carbonio, kevlar, ecc.

 

Le origini della Canoa canadese, come il nome suggerisce, si ritrovano tra i nativi del Nord America, l’attuale Canada appunto; tradizionalmente erano costruite con uno scheletro di legno di castagno, noce o abete, ricoperto di cortecce, in genere di betulla (rese impermeabili  dalla resina dei pini), cucite con radici fibrose d’abete; usate per il trasporto delle persone e delle merci sui grandi laghi e fiumi del Canada.

Questa tipologia di Canoa non è dissimile da quelle costruite in altri continenti, se non per la prua e la poppa leggermente rialzate per fronteggiare le rapide dei fiumi più impetuosi.

Nell’utilizzo, invece, è richiesta una tecnica particolare: il vogatore si inginocchia sul fondo dell’imbarcazione o si inginocchia parzialmente poggiandosi in parte sul sedile; la pagaia, a una sola pala, va usata sempre nello stesso lato sia per procedere in avanti che per eseguire le diverse manovre ed è questa la particolarità e la difficoltà iniziale della pagaiata in Canoa canadese.

I coloni occidentali apprezzarono questo tipo di imbarcazione e la adottarono sino a esportarne l’uso in Europa dove, oltre che per diporto, divenne uno sport agonistico, probabilmente impoverendo il suo significato storico e antropologico.

DCIM100GOPROIl Kayak (“Barca degli uomini”) è la tipica imbarcazione dei popoli artici, realizzata con un’armatura di osso di renna ricoperta di pelli di foca, usata per spostarsi e pescare in quelle gelide acque; la sua origine sembra sia molto antica, ma non è possibile indicare una data precisa.

Gli europei ne vennero a conoscenza nel 1745, quando alcuni cacciatori russi riferirono di questa strana imbarcazione in uso presso gli eschimesi della Groenlandia, descrivendone le caratteristiche; nel XIX secolo molti curiosi si avventurarono a quelle latitudini per studiarne le peculiarità e la tecnica d’uso.

Nel 1865 lo scozzese John Mc Gregor ne costruì un prototipo per, come egli stesso disse, poter pagaiare lungo i corsi d’acqua e le rive dei mari; nel 1866 fonda il primo club a Londra e nel 1873 la regina d’Inghilterra lo istituzionalizza con il nome di Royal Canoe Club, che fu presto frequentato da nobili e politici.

Nel 1867, per volere di Napoleone III, il Kayak viene presentato all’Esposizione Universale di Parigi; Mc Gregor attraversa la Manica e per via fluviale arriva fino a Parigi; negli anni successivi inizia a diffondersi in tutto il mondo: nel 1871 viene fondato un club a New York e nel 1855 a Bonn.

Nel 1900 viene pubblicato il primo trattato sulla tecnica della pagaiata a opera dell’esploratore, diplomatico e premio Nobel il norvegese Fridtjof  Nansen (1861-1930), che dopo aver studiato diverse tecniche di voga, presso differenti tribù eschimesi, mette a punto una sua sintesi.

Nei decenni a venire prende piede l’aspetto sportivo-agonistico del Kayak e vengono organizzate gare e regate su diverse distanze; tuttavia lo spirito con il quale Mc Gregor ne propose la fruizione e che fissò nel suo libro Mille miglia sul Rob Roy  (il nome dato alla sua imbarcazione), in cui raccontava dei suoi viaggi, permane: è lo spirito del viaggiatore più che del turista o dell’agonista; di colui che costeggiando per mare, attraversando laghi e discendendo fiumi vuol vivere l’incanto della natura ed esplorare il suo mondo interiore, attraverso la solitudine e l’introspezione, godendo della vista di luoghi da un’altra prospettiva rispetto al turista, consumatore di cliché e souvenir.

Nonostante ciò il Kayak, parallelamente al suo modo originario di essere fruito, assunse anche una connotazione sportivo-agonistica: nel 1932 fu ammesso ai Giochi olimpici con gare di velocità e di fondo, rispettivamente sulle distanze dei 1000 m (500 m per le donne, poi da Montreal ’76 anche per gli uomini) e dei 10000 m (distanza soppressa a Melbourne ’56) su imbarcazioni mono, bi, tri e quadriposto e venivano svolte su acque ferme secondo l’originaria predisposizione del Kayak a essere usato su fiumi lenti, bacini, laghi e mare; successivamente (a Monaco ’72) furono introdotte prove di slalom e discesa su acque mosse, riproducenti torrenti tortuosi e impetuosi.

Ma per gli appassionati che conservano e vogliono tener vivo lo spirito di John Mc Gregor, il Kayak rimane un modo per vivere il mare e coltivare il proprio mondo interiore; con lo spirito dell’escursionista e del viaggiatore più che dell’agonista.